sabato 28 novembre 2009

'O Babà



Tutti sanno che questo è uno dei dolci tipici napoletani, ma non tutti sanno quali siano le sue origini.
Esso deriva da un dolce tipico della Lorena, il “kugelhupf”, fatto con farina, burro, zucchero, uova ed uva sultanina, a cui veniva aggiunto lievito di birra e poi lavorato fino ad ottenere una pasta soffice e spugnosa.

Si ritiene che l' idea di inzupparlo nel rhum, sia venuta a Stanislao Leszczyński, re polacco nel XVIII secolo, poi detronizzato dallo zar di Russia, Pietro " Il Grande".
In seguito a queste vicende, a Stanislao, che era suocero del re Luigi XV di Francia, fu affidato il ducato di Lorena.
Si dice che fosse molto goloso ed anche un buon cuoco.

Spesso gli veniva servito questo dolce, che non gradiva particolarmente, perchè troppo secco ed appiccicoso al palato....senza "personalità".
Inzuppato nel rhum, invece, si trasforma, assume una calda tonalità ambrata ed un profumo inebriante, diventa un bocconcino appetitoso...una vera gioia per il palato!
La leggenda vuole che la scoperta sia avvenuta per caso.

Annoiato dal solito dolce, che gli presentavano in continuazione, si dice che un giorno abbia preso il piatto e scaraventatolo via, sia andato a finire sulle bottiglie dei suoi liquori, colpendo e frantumando quella del rhum, che andò così a bagnare il dolce.
Successivamente la nuova variante del dolce arrivò a Parigi e da lì chef francesi, che prestavano servizio presso nobili famiglie napoletane, lo esportarono a Napoli, dove assunse la forma caratteristica a fungo.

Per quanto riguarda il nome, baba, in polacco, significa sia dolce lievitato di forma tonda, sia donna vecchia.
Altri dicono che lo abbia chiamato così, perchè appassionato del libro “ Le Mille e Una Notte”.

Preparare un buon babà non è semplicissimo, ma neanche impossibile, con un po' di pratica riusciremo anche noi a fare un babà come si deve!
Il babà tradizionale ha la forma a fungo e può avere varie dimensioni, che vanno da giganti 15 cm a mignon 5 cm.




(Origine foto: http://www.erimata.it/articolo.php?id_articolo=5105)



La torta babà ha invece una forma, che potrebbe ricordare una corona rovesciata. Ha un buco al centro e per ottenerla ci sono appositi stampi.






(Origine foto: (http://www.cookaround.com/yabbse1/blog.php?b=738)


I babà alla crema sono paste di forma tonda, farcite di crema pasticcera ed amarene.


(Origine foto: http://www.scaturchio.it/la-pasticceria/i-classici/il-baba/)


Ed ecco la ricetta...

Ingredienti:
300 grammi di farina ( alcuni usano quella manitoba), 20 grammi di lievito di birra,
6 uova, 250 grammi di burro, 300 grammi di zucchero, un pizzico di sale, alcuni mettono anche 50 grammi di panna liquida.

Per la bagna:
300 grammi di acqua, 300 grammi di zucchero, 1 bicchiere da vino di rhum, alcuni mettono anche buccia di limone.

Procedimento:

Preparate il panetto lievitante, sciogliendo il lievito con un po' di latte tiepido o acqua ed unendogli poi un po' di farina setacciata, un pizzico di sale ed un cucchiaino di zucchero.
Quando questa pasta avrà raddoppiato il suo volume, dopo circa mezz'ora, incorporatevi il resto degli ingredienti, lavorando energicamente ed a lungo, fino ad ottenere un composto molto elastico e che si stacca dalle pareti.
Ci si può aiutare per la lavorazione con uno sbattitore elettrico o meglio ancora con un'impastatrice. Una buona lavorazione è essenziale.
Versate poi la pasta così ottenuta in uno stampo da babà imburrato ed infarinato, della forma scelta a seconda del tipo di babà, che vogliamo preparare.
Attendete che il babà lieviti una seconda volta, due ore circa, ed infornatelo poi in forno già caldo, che cercherete di non aprire all'inizio, perchè il dolce non prenda aria.
Il calore dovrà essere all'inizio più dolce, per permettergli di gonfiarsi e poi un po' più deciso per farlo cuocere completamente.
Sarà cotto, quando, infilando uno stecchino, lo ritrarrete asciutto, ci vorranno circa 20 minuti.
Mentre il babà cuoce, preparate lo sciroppo, facendo sciogliere lo zucchero nell'acqua sul fuoco e facendolo cuocere finchè, prendendone una goccia fra l'indice ed il pollice, non cominci a filare.
Quando lo sciroppo sarà quasi freddo, buttatevi dentro il rhum.
Bagnate il babà, dopo che intiepidito lo avrete sformato, ripetendo più volte l'operazione.
Se si tratta di babà a fungo, potrete anche immergerglieli dentro e poi strizzare tra due dita, delicatamente il liquido in eccesso, bagnandoli ancora una volta al momento di servirli.



(Origine foto: http://www.cookaround.com/cpg134/albums/userpics/10852/normal_ricette_045.jpg)




Un caloroso saluto a quelli, che si troveranno a passare di qui! :-)

Rosa

lunedì 9 novembre 2009

LA REGGIA DEL SILENZIO



Così è soprannominata la grandiosa Certosa di Padula o di S.Lorenzo, che si trova ai piedi della collina, su cui sorge Padula, in provincia di Salerno, nel Vallo di Diano, e si estende su una superficie di 52000 mq.
E', quindi, uno dei monasteri più grandi al mondo e tra quelli di maggior interesse in Europa dal punto di vista dell'architettura e dei tesori artistici.
Fondata nel 1306 dal conte Tommaso Sanseverino, dove prima c'era un monastero di Benedettini, la Grancia di San Lorenzo dell'Abbazia di Montevergine, è stata proclamata dall' UNESCO, nel 1998, patrimonio dell'umanità e, nel 2002, inserita dalla Regione Campania nel novero dei Grandi Attrattori Culturali.




E' detta certosa, perchè appartenente all'ordine dei Certosini, fondato nel 1084 da S.Brunone a Chartreuse, ordine consacrato interamente alla solitudine, che viveva perciò, lontano da ogni rumore mondano, venendo avvolto per questo motivo, presso la gente, da un'aura di mistero.
Da qui il soprannome di "Reggia del silenzio" e vi posso assicurare che, davvero, quando si rimane da soli nei suoi cortili, nelle sue stanze, si è avvolti da un silenzio assoluto, quasi irreale, cosa molto rara da trovare oggi.



La certosa era strutturata secondo la maniera tipica delle certose, che rispecchiava le usanze dei monaci.
L'organizzazione degli spazi seguiva la distinzione tra una parte alta, dove alloggiavano i padri certosini, conducendovi una vita religiosa ed ascetica, ed una parte bassa, cioè gli ambienti , destinati all'esercizio delle attività mondane.
I monaci si dedicavano ad attività agricole ed artigianali per la sussistenza del monastero.



Una grande cinta muraria circonda la costruzione. Intorno alla corte esterna c'era la spezieria, l'abitazione dello speziale, e la foresteria.
Tra le mura anche il Parco della Certosa di Padula, un tempo "Giardino della clausura".
Anche la chiesa era divisa tra una parte alta, riservata ai padri, e una parte bassa, per i conversi.
Per quanto riguarda la chiesa, di notevole interesse sono l'altare maggiore e il portone di legno di cedro.






La certosa possiede il chiostro più grande del mondo, che si estende, su due livelli, su una superficie di circa 12.000 m² e presenta 84 colonne.



I due livelli del chiostro sono uniti da uno scalone ellittico a doppia rampa, in stile vanvitelliano, con otto grandi finestroni.



Una scala elicoidale in pietra, invece, si apre a ventaglio e porta all'antisala della grandiosa biblioteca, con il pavimento ricoperto da mattonelle in ceramica di Vietri sul Mare.



Per farsi un'ulteriore idea della sua estensione, basta considerare, che essa possiede ben 13 cortili e 320 stanze.



Nel corso dei secoli ha naturalmente subito numerosi rimaneggiamenti, ma lo stile predominante è il Barocco. Ha altresì subito numerose spoliazioni, che hanno ridotto il suo ingente patrimonio artistico e culturale.



Una curiosità: qui fu girato il film " C'era una volta" di Franco Rosi del 1967, con Sophia Loren ed Omar Sharif, in cui si fa riferimento anche ad un episodio storico realmente accaduto nella Certosa, quello della frittata delle 1000 uova del 1535, fatta in onore di Carlo V, che sostò lì, di ritorno dalla battaglia di Tunisi.


Buona gita....un sorriso

Rosa

martedì 3 novembre 2009

Requisiti per donare il sangue


Donare il sangue è un gesto altamente generoso e che in fondo, se si è in buona salute, non costa niente, anzi può essere l'occasione per fare un bel controllo gratuitamente.
Un gesto da fare non solo in situazioni di emergenza, ma che dovrebbe diventare una cosa normale ed abituale, sapendo che ci sono persone che grazie ad esso, sono vive.

Quando si va in un centro trasfusionale, si ritrovano vicini donatori e persone, che hanno bisogno di trasfusioni per varie patologie e quando tu donatore incroci lo sguardo di queste persone, lo vedi colmo di dolcezza e di riconoscenza.
Questo ti fa sentire ancora più felice di essere là in quel momento.

Come prima cosa ti fanno compilare un questionario con i propri dati e per informarsi, se si sono avuti comportamenti a rischio o si hanno patologie non compatibili con la donazione.

Poi un operatore sanitario farà una piccola punturina su un dito, prendendo un pò di sangue su cui determinare emoglobina e transaminasi.
Intanto si procede alla misurazione della pressione ed alla verifica del peso, in base al quale sarà determinata la quantità di sangue da prelevare(max 6 ml/Kg per gli uomini, max 5 ml/Kg per le donne).
Se tutti i parametri sono buoni si procede al prelievo.

Insieme alle sacche per la donazione, saranno prelevate anche delle provette per la determinazione del gruppo sanguigno e per gli altri esami di laboratorio, che servono a vedere, se ci sono malattie infettive, ma anche un controllo completo, non solo per verificare che il sangue sia idoneo, ma anche come premio per colui, che dona.

Il donatore deve avere un'età che va dai 18 ai 65 anni, un peso di almeno 50 Kg, una frequenza cardiaca compresa fra i 50 ed i 90 battiti al minuto, con una pressione arteriosa sistolica maggiore di 110 e minore di 200 mm di mercurio e diastolica inferiore a 100 mm di mercurio, una temperatura corporea normale.

Inoltre bisogna che, se donna, abbia un'emoglobina di almeno 12.5 g/dl ed un ematocrito al 38% e, se uomo, 13.5 g/dl di emoglobina e 40% di ematocrito. Gli uomini possono donare il sangue massimo 4 volte all'anno, le donne 2 e tra una donazione e l'altra deve passare minimo un intervallo di tre mesi.

Sono esclusi dalla donazione le donne in gravidanza, gli ipertesi, i diabetici, gli epilettici, gli ulcerosi.
Inoltre sono esclusi, ovviamente, coloro che sono affetti da Epatite, Sindrome di immunodeficienza acquisita (AIDS) e, solo per un periodo limitato, coloro che hanno avuto vaccinazioni, tatuaggi o foratura di parti del corpo, trapianto d’organi, trasfusioni, rapporti sessuali a rischio di trasmissione, indagini endoscopiche, cure odontoiatriche, coloro che hanno assunto farmaci, che potrebbero causare reazioni allergiche nel trasfuso.

Per concludere dopo la donazione si regalano anche dei gettoni per rifornirsi alle macchinette di succhi di frutta e snack per rifocillarsi.

Per chi ha un pochino di paura, si faccia coraggio, pensando a coloro, che hanno bisogno del nostro aiuto in questo momento.
Il nostro piccolo sacrificio non è nulla, al confronto.

Un sorriso

Rosa