domenica 30 gennaio 2011

Le straordinarie virtù della Rosa Mosqueta

(Foto di Santiago Castro)



Per tutti quelli che come me amano le rose, questa sarà di sicuro una cosa immensamente gradita.
Non c'è solo il piacere di sentire sulla pelle quel delicato e piacevole profumo, ma coccolarsi con un bel massaggio con olio di Rosa Mosqueta ( o Moscheta) è una efficace e naturale cura di bellezza.
Essa è una pianta che cresce spontanea sulle Ande nell'America meridionale, soprattutto nel Cile, e da sempre le popolazioni indiane, in particolare la tribù Araucana, ne conoscono le favolose qualità.
L'olio si estrae dalla spremitura a freddo dei suoi semi, che contengono degli acidi grassi polinsaturi essenziali, che aiutano la rigenerazione dei tessuti cutanei: in maggioranza Acido Linoleico(41%) e Acido Linolenico(39%), ma anche Acido Palmitico, Acido Stearico, Acido Oleico ed in particolare l'Acido Transretinoico, un isomero della vitamina A, di cui sono provate le proprietà di ringiovanimento della pelle.
È, perciò, una validissima alleata per combattere le rughe, attenuare cicatrici, smagliature e macchie della pelle.
I suoi effetti sulla nostra cute sono idratanti, tonificanti, elasticizzanti, aiuta ad eliminare i segni dovuti a stanchezza e stress.
Oltre agli acidi grassi ha anche un alto contenuto di vitamine A, C, E, B1 e B2, anch'esse molto utili per conservare la bellezza della pelle.
Il suo pH medio è di 5.1, vicinissimo a quello della nostra pelle e quindi adatto anche alle pelli più delicate.
È una pianta selvatica (una varietà della Rosa Canina) dallo stelo spinoso e dal fiore rosato o bianco screziato.
Il suo nome scientifico è Rosa Affinis Rubiginosa e quando acquistiamo un olio, dobbiamo controllare che ci sia scritto e che sia l'unica ad essere contenuta.
Esso è molto sensibile all'aria ed agli sbalzi di temperatura, quindi è molto facile che si alteri e non mantenga intatte tutte le sue eccezionali proprietà.
Occorre, quindi, stare attenti che sia un olio di ottima qualità, originale e certificato.


mercoledì 26 gennaio 2011

La notte nell'isola ♦ Pablo Neruda



Tutta la notte ho dormito con te

vicino al mare, nell'isola.

Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,

tra il fuoco e l'acqua.

Forse assai tardi

i nostri sogni si unirono,

nell'alto o nel profondo,

in alto come i rami che muove uno stesso vento,

in basso come rosse radici che si toccano.

Forse il tuo sogno

si separò dal mio

e per il mare oscuro

mi cercava,

come prima,

quando ancora non esistevi,

quando senza scorgerti

navigai al tuo fianco

e i tuoi occhi cercavano

ciò che ora

- pane, vino, amore e collera -

ti do a mani piene,

perché tu sei la coppa

che attendeva i doni della mia vita.

Ho dormito con te

tutta la notte, mentre

l'oscura terra gira

con vivi e con morti,

e svegliandomi d'improvviso

in mezzo all'ombra

il mio braccio circondava la tua cintura.

Ne la notte ne il sonno

poterono separarci.

Ho dormito con te

e svegliandomi la tua bocca

uscita dal sonno

mi diede il sapore di terra,

d'acqua marina, di alghe,

del fondo della vita,

e ricevetti il tuo bacio

bagnato dall'aurora,

come se mi giungesse dal mare

che ci circonda.











Origine foto: http://sweetvi.splinder.com/archive/2006-05

L'amore è l'acqua della vita


L'amore è l'acqua della vita
e un amante è un animo di fuoco.
L'universo gira in un altro modo,
quando il fuoco ama l'acqua.

(Elif Shafak)

Non giudicare troppo in fretta

Ognuno vede le cose secondo la propria prospettiva

ed ogni opinione merita rispetto.

Ecco perchè l'amore è cieco

Renè Magritte - Gli amanti

Raccontano che un giorno si riunirono in un luogo della terra tutti i sentimenti e le qualità degli uomini.

Quando la noia si fu presentata per la terza volta, la pazzia come sempre un po' folle propose:

"Giochiamo a nascondino!". L'interesse alzò un sopracciglio e la curiosità senza potersi contenere chiese: "A nascondino? Di che si tratta?" "È un gioco -spiegò la pazzia - in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a 1000000, mentre voi vi nascondete, quando avrò terminato di contare, il primo di voi che scopro prenderà il mio posto per continuare il gioco".

L'entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall'euforia. L'allegria fece tanti salti che finì per convincere il dubbio e persino l'apatia, alla quale non interessava mai niente.... però non tutti vollero partecipare.

La verità preferì non nascondersi. Perché se poi tutti alla fine la scoprono?

La superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la codardia preferì non rischiare.

"UNO,DUE,TRE..." -cominciò a contare la pazzia. La prima a nascondersi fu la pigrizia che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso. La fede volò in cielo e l'invidia si nascose all'ombra del trionfo che con le proprie forze era riuscito a salire sull'albero più alto.

La generosità quasi non riusciva a nascondersi. Ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la bellezza.

Le fronde di un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la voluttà. Una folata di vento? Magnifico per la libertà. Così la generosità finì per nascondersi in un raggio di sole.

L'egoismo, al contrario trovò subito un buon nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per sé.

La menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non e' vero, si nascose dietro l'arcobaleno!).

La passione e il desiderio al centro dei vulcani. L'oblio....non mi ricordo...dove?

Quando la pazzia arrivò a contare 999999 l'amore non aveva ancora trovato un posto dove nascondersi poiché li trovava tutti occupati; finché scorse un cespuglio di rose e alla fine decise di nascondersi tra i suoi fiori. "un milione!" - contò la pazzia. E cominciò a cercare. La prima a comparire fu la pigrizia, solo a tre passi dietro una pietra.

Poi udì la fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la passione e il desiderio dal fondo dei vulcani.

Per caso trovò l'invidia e poté dedurre dove fosse il trionfo. L'egoismo non riuscì a trovarlo: era fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto che c'era un nido di vespe.

Dopo tanto camminare, la pazzia ebbe sete e nel raggiungere il lago scoprì la bellezza.

Con il dubbio le risultò ancora più facile, giacché lo trovò seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da che lato nascondersi.

Alla fine trovò un po' tutti: il talento nell'erba fresca, l'angoscia in una grotta buia, la menzogna dietro l'arcobaleno e infine l'oblio che si era già dimenticato che stava giocando a nascondino.

Solo l'amore non le appariva da nessuna parte. La Pazzia cercò dietro ogni albero, dietro ogni pietra, sulla cima delle montagne e quando stava per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e cominciò a muovere i rami. Quando,all'improvviso, si udì un grido di dolore: le spine avevano ferito gli occhi dell'Amore!

La Pazzia non sapeva più che cosa fare per discolparsi; pianse,pregò, implorò, domandò perdono e alla fine gli promise che sarebbe diventata la sua guida.

Da allora l'Amore e' cieco e la Pazzia sempre lo accompagna....


( Racconto preso dal web )



martedì 25 gennaio 2011

The Blue Rose: A folktale from China





Long ago in China there lived an Emperor who had but one daughter. She

was beautiful and intelligent and admired for her exquisite singing. The

emperor was getting old and wanted to see his daughter wed before he

passed on. But his wonderful daughter could not just marry anyone. The

emperor had to sure that the man she married would be worthy of her.

He announced that the man who wished to marry his daughter must first find

a blue rose. Roses grew wild in China at that time and there were white,

yellow, orange, pink and red roses but no one had ever seen a blue rose. The

Emperor was sure that whoever could find such a flower would be a very

special man indeed.

It wasn’t long before a rich merchant to ask for the hand of the princess. He

had with him a blue rose but the princess refused the rich merchant and

exposed the rose as a fake – a white rose cleverly dyed a deep blue.

The next man to claim the hand of the princess was a brave warrior. He

brought with him a beautiful blue sapphire carved by his servants in the

likeness of a full-blown rose. The emperor and the princess congratulated him

but shook their heads.

Then before the emperor appeared the Lord Chief Justice with a porcelain

bowl painted for him by an expert artist. On the surface the artist had painted

a blue rose so delicate and life like that it looked at first inspection to be a real

blue rose. The emperor was impressed and the princess gasped in awe, but it

was not what they were looking for.

One evening as the princess walked in the garden she heard a wandering

minstrel singing on the other side of the palace wall.

She sat and listened to the minstrel’s beautiful voice. And as he sang a love

song her body tingled and her face flushed with pleasure for even though she

knew he could not see through the walls she fancied he was singing to her.

She was overcome with such passion and desire that she too began to sing

the love song.

The minstrel on the other side of the palace walls listened to her sweet voice.

He too was overcome with passion and desire. The next song he sang was a

proposal of marriage.

The princess sang to him, a song that told him about the blue rose.

As she sang tears fell from her eyes because she knew a mere wandering

minstrel would not know how to find such a rare and wonderful thing as a blue

rose. But the song that came back was a song that promised to present such

a rose to the Emperor the very next day.

The princess could hardly sleep that night. When the minstrel appeared in

court she recognised him instantly though she had not set eyes on him

before. His voice had told her so much about him. He was tall, as she had

known he would be and his eyes when they met hers were kind. He held in

his hand a beautiful rose, not a blue rose but a handsome white rose that had

surely been picked from the palace garden.

He held the rose out to the princess.

“The blue rose,” he said simply. The sound of his voice thrilled the princess.

The Emperor was angry.

“Blue indeed!” he said.

But the princess turned to her father and spoke in a soft voice.

“The rose is blue, father.”

There were protests from the court.

“The rose is white,” they cried.

The princess reached out and took the rose from the minstrel.

“The rose is blue,” she repeated.

The Emperor knew his daughter well and respected her wisdom.

He declared the rose to be blue. The princess and the minstrel were married

and I guess you know what colour roses they grew in their garden.



Source: Rose Stories; Jean Gordon

giovedì 20 gennaio 2011

Voltare pagina

Bisogna trovare il coraggio di lasciare andare ciò che ormai sono solo bei ricordi.
Occorre slegarsi da quello che vorremmo ancora presente, ma ormai appartiene al passato e non potrà mai più essere.
Sono cose che in fondo non perdiamo; hanno costituito un tassello nella costruzione, nell'evoluzione del nostro io, ci hanno cambiato.....in bene, in male? Tutto è relativo....
Rimarranno sempre vive e presenti in noi, finchè conserveremo la possibilità di ricordare, di sognarle....

giovedì 6 gennaio 2011

La leggenda della Befana


I Re Magi stavano andando a Betlemme per rendere omaggio al Bambino Gesù. Giunti in prossimità di una casetta decisero di fermarsi per chiedere indicazioni sulla direzione da prendere.

Bussarono alla porta e venne ad aprire una vecchina. I Re Magi chiesero se sapeva la strada per andare a Betlemme perchè là era nato il Salvatore. La donna che non capì dove stessero andando i Re Magi, non seppe dare loro nessuna indicazione.

I Re Magi chiesero alla vecchietta di unirsi a loro, ma lei rifiutò perchè aveva molto lavoro da sbrigare.

Dopo che i tre Re se ne furono andati, la donna capì che aveva commesso un errore e decise di unirsi a loro per andare a trovare il Bambino Gesù. Ma nonostante li cercasse per ore ed ore non riuscì a trovarli e allora fermò ogni bambino per dargli un regalo nella speranza che questo fosse Gesù Bambino.

E così ogni anno, la sera dell' Epifania, per farsi perdonare, va in giro per il mondo e si ferma in ogni casa, dove c'è un bambino per lasciare un regalo, se è stato buono, o del carbone, se invece ha fatto il cattivo.

La Befana ♦ Guido Gozzano


Discesi dal lettino

son là presso il camino,

grandi occhi estasiati,

i bimbi affaccendati

a metter la scarpetta

che invita la Vecchietta

a portar chicche e doni

per tutti i bimbi buoni.

Ognun, chiudendo gli occhi,

sogna dolci e balocchi;

e Dori, il più piccino,

accosta il suo visino

alla grande vetrata,

per veder la sfilata

dei Magi, su nel cielo,

nella notte di gelo.

Quelli passano intanto

nel lor gemmato manto,

e li guida una stella

nel cielo, la più bella.

Che visione incantata

nella notte stellata!

E la vedono i bimbi,

come vedono i nimbi

degli angeli festanti

ne' lor candidi ammanti.

Bambini! Gioia e vita

son la vision sentita

nel loro piccolo cuore

ignaro del dolore.

La Befana ♦ Giovanni Pascoli


Viene viene la Befana,

vien dai monti a notte fonda.

Come è stanca! la circonda

neve, gelo e tramontana.

Viene viene la Befana.

Ha le mani al petto in croce,

e la neve è il suo mantello,

ed il gelo il suo pannello,

ed è il vento la sua voce.

Ha le mani al petto in croce.

E si accosta piano piano

alla villa, al casolare,

a guardare, ad ascoltare,

or più presso or più lontano.

Piano piano, piano piano.

Che c'è dentro questa villa?

Uno stropiccìo leggero.

Tutto è cheto, tutto è nero.

Un lumino passa e brilla.

Che c'è dentro questa villa?

Guarda e guarda… tre lettini

con tre bimbi a nanna, buoni.

Guarda e guarda… ai capitoni

c'è tre calze lunghe e fini.

Oh! tre calze e tre lettini…

Il lumino brilla e scende,

e ne scricchiolan le scale:

il lumino brilla e sale,

e ne palpitan le tende.

Chi mai sale? Chi mai scende?

Coi suoi doni mamma è scesa,

sale con il suo sorriso.

Il lumino le arde in viso

come lampada di chiesa.

Coi suoi doni mamma è scesa.

La Befana alla finestra

sente e vede, e si allontana.

Passa con la tramontana,

passa per la via maestra:

trema ogni uscio, ogni finestra.

E che c'è nel casolare?

Un sospiro lungo e fioco.

Qualche lucciola di fuoco

brilla ancor nel focolare.

Ma che c'è nel casolare?

Guarda e guarda… tre strapunti

con tre bimbi a nanna, buoni.

Tra le cenere e i carboni

c'è tre zoccoli consunti.

Oh! tre scarpe e tre strapunti…

E la mamma veglia e fila

sospirando e singhiozzando,

e rimira a quando a quando

oh! quei tre zoccoli in fila…

Veglia e piange, piange e fila.

La Befana vede e sente;

fugge al monte, ch'è l'aurora.

Quella mamma piange ancora

su quei bimbi senza niente.

La Befana vede e sente.

La Befana sta sul monte.

Ciò che vede è ciò che vide:

c’è chi piange e c’è chi ride:

essa ha nuvoli alla fronte,

mentre sta sul bianco monte.

mercoledì 5 gennaio 2011

Avviso importante....ancora poche ore di tempo!!!


A.B.I. (Associazione Befane Italiane)

Gentili socie

Vi preghiamo di rinnovare entro il 6 Gennaio le vostre tessere.

Avete diritto gratuitamente a 2 buoni per la barba ed i baffi presso

la vostra estetista di fiducia ed al bollino blu per le vostre scope.

Auguri....colleghe!!!

martedì 4 gennaio 2011

Avviso a tutte le colleghe!!!





Bene! Il 2011 è arrivato e bisogna organizzarsi!

Se siamo tutte d'accordo, il programma è il solito degli altri anni.

Ci vediamo il giorno 5 alle 16.00 dal meccanico per la revisione delle scope.

Cioccolata calda alle ore 17.00 per dividersi le zone.

A mezzanotte tutte a lavoro!!!





Mi raccomando, passate parola!


(Autore Nonsochi)




E meno male che il meccanico mi aveva detto: " Non si preoccupi....andrà come una Ferrari!".

Devo decidermi una buona volta a cambiare meccanico.....e magari anche scopa!


Buon lavoro a tutte!!!